Un nonno, che nel 1943 è stato protagonista delle Quattro Giornate di Napoli, e un gruppo di ragazzini, ancora troppo acerbi per essere definiti adolescenti e troppo grandi per essere chiamati bambini, sono i protagonisti di questo romanzo di formazione che parte dalla premessa che non ci sia età che si assomigli più di quella dei preadolescenti e degli ultraottantenni. Due epoche che coincidono per la necessità di cura, affetto e comprensione e che, nondimeno, chiedono a gran voce autonomia e rispetto. Emblematica dell’intero racconto la frase, riportata in apertura, di Lewis Mumford: “Ogni generazione si rivolta contro i suoi padri e fa amicizia con i suoi nonni.”
Le incertezze e la felicità, le avventure e le infatuazioni, le traversie e le cattive amicizie, gli episodi di bullismo e le amicizie belle che salvano, i torti, la crescita e anche la solitudine, ogni cosa si fa protagonista mentre si srotolano le storie di Andrea, detto Catone, e del suo amico Catello, di Gegè e di Enzo e di tanti altri personaggi.
Ragazzini spesso infelici, privi di orientamento, che si ritrovano a ricercare costantemente la loro nuova identità, mettendosi in gioco continuamente, sbagliando, trasgredendo, disubbidendo.
Così, consapevole delle difficoltà di vivere del bisnipote e dei suoi amici, nonno Federico decide di raccontarne le storie in un vecchio quaderno nero, infarcendole di umorismo, buoni consigli e qualche preghiera, come monito agli adulti, affinché si riconoscano e capiscano che tutti, specialmente i preadolescenti, hanno un diritto: quello all’errore. Ogni capitolo è seguito da Proposte di lavoro finalizzate alla comprensione del testo, alla verifica delle conoscenze lessicali e alla riflessione per la produzione scritta.
Completano il volume quattro schede di approfondimento su argomenti di grande attualità che riprendono tematiche suggerite dalla narrazione (il valore dell’amicizia, il bullismo giovanile, il ruolo dei nonni nella società attuale, i giovani e i social media).