In questo romanzo breve si racconta di Juan, dodicenne napoletano di genitori peruviani, che, costretto da esigenze economiche a lasciare la scuola e ad esercitare l’attività di venditore ambulante, si trova ad esplorare il centro storico di Napoli. Nel corso dei suoi “giri”, condotti con animo candido ed occhi incantati, scopre le meraviglie dell’arte, il calore dell’ospitalità, lo slancio dell’amicizia, ma anche insidie e pericoli. Un fortunato episodio lo porterà in Perù a riscoprire le sue radici e poi a Roma e a Lecce, che accenderanno la sua passione per l’arte. Infine, dopo uno sciagurato incontro con un giovane sbandato, tornerà a frequentare la scuola.
La scelta di porre come protagonista del racconto un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri immigrati, come ce ne sono ormai tanti nel nostro Paese, è un modo per portare l’attenzione, nelle nostre scuole, su uno dei più significativi fenomeni di oggi: l’intreccio di culture che deriva dal processo di globalizzazione e dai flussi migratori in atto. Il linguaggio utilizzato è un elemento importante del romanzo: la scelta accurata di vocaboli ed espressioni, in buona misura derivanti dall’uso del parlato, conferisce alla narrazione uno stile semplice e vivace ma non banale. Lo scopo, in un momento storico di crisi della parola scritta, è di sollecitare la curiosità dei giovanissimi lettori, tenuta viva anche dall’incalzante susseguirsi degli eventi.
Ogni capitolo è accompagnato da articolate proposte di lavoro contenenti esercitazioni finalizzate alla comprensione del testo ed alla riflessione sul lessico. Sono proposti, inoltre, divertenti giochi con le parole e spunti per la produzione scritta.
Le schede di approfondimento, poste alla fine del racconto, affrontano questioni di grande attualità suggerite direttamente dalle vicende narrate: abbandono scolastico, microcriminalità, recupero dei centri storici, problemi dell’immigrazione, miti e riti giovanili.